domenica 6 luglio 2008

Intrighi nella vecchia Europa.

Il Tazz diede un'occhiata all'orologio. "Maledizione!" Pensò, era in ritardo. Proprio oggi, non ci voleva. Quel giorno si festeggiava da Paol. La sua casa editrice gli aveva organizzato un tour in Europa per presentare il suo libro e lui avrebbe chiuso il locale per qualche mese, approfittando per farlo rimettere a nuovo. Si festeggiava inoltre anche il fatto che Amanda s'era licenziata per dedicarsi al lavoro di fotoreporter per il giornale Fifteen. Il giornale si chiamava in quella maniera poichè la redazione iniziale era formata da quindici giornalisti. Era stato in seguito rilevato da de Toblerao ed era oramai diffuso su tutto il territorio nazionale. Grazie all'intercessione di de Toblerao, uno dei primi incarichi di Amanda sarebbe stato quello di redigere le cronache del tour di Paol. Praticamente una vacanza pagata. Tanta fortuna era dovuta al fatto che in alcune tappe il tour di Paol si sarebbe sovrapposto ad un giro di conferenze che de Toblerao avrebbe tenuto nella vecchia Europa nel tentativo di scongiurare la deriva totalitaria. Miss Platessa avrebbe così avuto un'amica colla quale parlare. Il Tazz s'era preparato comunque per tempo ed aveva comperato abbondanti scorte di birra. Un treno passò sferragliando sulla sopraelevata facendogli per pochi istanti ombra. Era una calda giornata di Maggio e giusto quel giorno non tirava un alito di vento. Alla faccia della Windy City. La cosa era piuttosto seccante, dato che l'ordine degli investigatori privati imponeva l'uso del cappello a falde e del trench di ordinanza. Svoltò nella strada del dinner di Paol e vide che le persone erano così tante che erano stati disposti tavoli supplementari sul marciapiede. Si immaginò il povero Paol talmente indaffarato dal non aver tempo di raccontare storie e ghignò compiaciuto per il pensiero zizzanioso che aveva avuto.
Quando entrò nel locale il ghigno non aveva ancora abbandonato il suo viso e Paol lo apostrofò: "Sembri contento che me ne vada per un po', se non ti piace la mia cucina, puoi andare altrove."
"Il tuo sarcasmo lascia il tempo che trova" gli disse di rimando il Tazz abbracciandolo.
Cercò Amanda e la vide intenta scattare foto.
"Ciao, cara, come mai non servi ai tavoli?"
"Paol ha ingaggiato delle cameriere per oggi ed un aiuto cuoco, dobbiamo festeggiare, non lavorare. Queste foto mi serviranno per ricordare i clienti affezionati e forse mi serviranno per la mia prima corrispondeza del tour. Mangiamo qualcosa."

Nel pomeriggio la coppia si concesse una passeggiata romantica in riva al lago, ma ben presto la cosa degenerò in un agguato al portafoglio del Tazz: con un'abile virata, Amanda diresse dal lungolago ad una via piena di negozi e si diede allo shopping.
"Dovrò visitare le città più eleganti del mondo: che posso girare per le avenues di Parigi senza quelle meravigliose scarpe?"
"SCARPEEEEE... DI MERDAAAA... DA DONNAAAA... CHE COSTANOOOOO... I MILIONIIII... ALL'UOMOOOO..." Gridò il Tazz, uscito dal negozio. Per poi brontolare, dato che la gente lo guardava male: "e pensare che tutto questo l'han deciso..." ma non ce la fece più a tenersi e sbottò: "I RICCHIONIIII!"
Lo shopping compulsivo ebbe termine solo quando dovettero soccorrere una Donna Svenuta, probabilmente per il caldo.

Il bimotore sulla pista del Meigs Field sembrava non curarsi del sole che picchiava. Anzi pareva farsi beffe degli omini che rischiavano il collasso, perchè lui, nella sua livrea argentea i raggi li rifletteva. Il Tazz, non lo diede a vedere, ma soffriva terribilmente ed il caldo c'entrava poco. Tentò di mascherare la cosa prendendo in giro Paol, ma dallo sguardo di Amanda, intuì che ella aveva capito. Eppure non gli era parso di essersi tradito. Si chiese come avesse fatto, ma ben presto rinunciò a scoprirlo: ci sono misteri che neanche un investigatore privato può svelare. Come anni dopo avrebbe detto Ligabue: le donne lo sanno.
Abbassò nuovamente lo sguardo ad incrociare quello di Amanda. Le ripetè le ovvie raccomandazioni: "A casa presto la sera. Non fare tardi, che il portiere dell'albergo mi riferisce tutto. Non accettare inviti a cena, a ballare, a bere qualcosa. Bada a Paol che ho visto come ti guarda, attenta al suo stropiccìo."
Lei rispose bonariamente: "Non sono nata ieri, sai?"
Si baciarono. Poi lui la lasciò andare, e lei svanì, inghiottita dall'aereoplano che riposava inclinato sul piazzale.
Il Tazz rimase a guardare l'aereo prender vita, rullare ed infine accelerare per staccare le ruote ed issarsi in alto nell'aere. Per i prossimi due mesi avrebbe comprato il giornale non solo per leggere delle partite di football.

Le finestre aperte facevano cambiare l'aria all'interno dell'ufficio. Il ventilatore sembrava che facesse svolazzare le striscioline di carta che il Tazz aveva applicato alla griglia protettiva. Il tazz era sdraiato sulla sedia in canottiera, dietro il giornale spalancato. Leggeva una corrispondenza di Amanda. Paol si trovava adesso nel Regno Unito. Amanda aveva seguito una conferenza a Londra di de Toblerao che non le mandava a dire ad Hitler e Mussolini, e quella sera avrebbe seguito un ricevimento all'ambasciata in cui ci sarebbero stati sia Paol che de Toblerao. Paol poi avrebbe tenuto dei reading nelle principali città inglesi per poi tornare in patria.
Il telefono squillò. Era ora, ci voleva del lavoro. La calura evidentemente scoraggiava tanto la mala, quanto i tradimenti. Il Tazz alzò la cornetta sperando in un marito sospettoso, sarebbe stato un lavoro meno faticoso e magari la mogliettina infedele avrebbe potuto essere un bel bocconcino. Fu sorpreso nell'ascoltare la voce di Amanda. Non era un caso di tradimento: non avrebbe ingaggiato lui.
"Tazz, hanno incastrato de Toblerao. Devi venire qui a Londra. Recati all'aeroporto, ci sarà uno degli aerei di de Toblerao. Vuole che collabori con Scotland Yard e che trovi chi l'ha incastrato."

Il Tazz, dai pochi dettagli che aveva ricevuto per telefono, aveva intuito che sarebbe stata un'indagine complessa, e dunque andò dal suo amico, l'ispettore Gad Jet, per chiedergli (anche in virtù del mandato ricevuto dal Dipartimento di Stato) di poter portarsi appresso un membro dell'ufficio scientifico. Il Dottor Grissom era l'uomo che il Tazz aveva in mente, ma purtroppo era stato trasferito a capo della neonata sezione della scientifica di Las Vegas, ridente cittadina, che grazie alla costruzione della diga Hoover stava fiorendo.
Il Tazz, non si diede per vinto e si rivolse al suo ex collega Elliot Ness, il quale gli raccomandò i servigi di un valente poliziotto della scientifica di New York: il detective Mac Taylor.

Il Tazz non aveva viaggiato spesso in aereo, di certo mai aveva avuto a disposizione un apparecchio solo per lui. Per fortuna, dopo lo scalo a New York avrebbe avuto qualcuno con cui parlare.
Il detective Taylor era un uomo di bell'aspetto, con un viso espressivo ed un'espressione tormentata. Fosse vissuto ai giorni nostri, il Tazz l'avrebbe descritto come la copia spiccicata di Gary Sinise. Era un giovanotto molto sveglio e parlare del caso con lui alleviò la durata del viaggio.

FINALE N°1

Per chi sostiene che le storie del Tazz siano troppo lunghe ecco il finale n°1, per chi trovasse gusto ad andare fino in fondo, legga il finale n°2.

Il Tazz e Taylor erano così intelligenti che scesero dall'aereo colla soluzione del caso bell'e pronta. Dissero il nome del vero colpevole nell'orecchio del capo di Scotland Yard, girarono sui loro tacchi e tornarono in America.

FINALE N°2 (extended version)

Ad accoglierli a Londra trovarono la pioggia ed un uomo del Dipartimento di Stato. Si accomodarono in una berlina dell'ambasciata ed il Tazz chiese: "Come mai al Dipartimento di Stato sono così coinvolti nel caso? Alla fine de Toblerao è brasiliano."
Il funzionario considerò: "Innanzi tutto, siamo coinvolti per via del fatto che il delitto è avenuto a margine di una manifestazione organizzata da noi, in secondo luogo, da de Toblerao dipende una consistente parte dell'economia del paese, pensi alla catastrofe che potrebbe derivare dal collasso del suo impero economico, tutti quei lavoratori americani improvvisamente a spasso. Inoltre de Toblerao si sta battendo contro il totalitarismo che si diffonde in Europa, e noi siamo molto contenti di questo. Certo, c'è modo e modo di combattere il nazismo, ed uccidere un nazista non è il modo giusto. Per lo meno finchè non scoppi una guerra."
"Che ruolo aveva la vittima?" Si intromise Taylor.
"Il barone Milka era un ex asso dell'aviazione tedesca, caduto in relativa disgrazia dopo un contrasto con Goering. Lo avevano rimosso dalla Luftwaffe per dargli un incarico nel corpo diplomatico."
"Ma è il celebre pilota della Grande Guerra? Quello del Fokker triplano Lillà?" Trasalì Mac Taylor.
Il funzionario confermò.
"Se il movente di de Toblerao è la sua avversione al regime nazista, mi sembra che sia strano che si sia sporcato le mani in prima persona e per uccidere un pesce piccolo." Considerò il Tazz.
"Già, siamo perplessi anche noi, ed anche a Scotland Yard non sono molto convinti del movente, eppure resta il fatto che il barone Milka è entrato in una stanza dell'ambasciata con de Toblerao e ne è uscito stecchito." Disse il funzionario.

Arrivati all'ambasciata, furono presentati all'ispettore Hackett, del Dipartimento di Stato che collaborava con Scotland Yard per risolvere il caso.
"Finalmente arrivano i rinforzi" Disse stringendo la mano ai due.
"De Toblerao è stato incastrato, ma dobbiamo trovare il colpevole. Nazisti e fascisti reclamano un colpevole."
"E gradirebbero che la testa a dover rotolare sia quella di un oppositore dei loro regimi." Aggiunse il Tazz.
"Esattamente. Non avete idea delle pressioni che il gerarca Barbagli sta esercitando."
Hackett li portò in una stanza al secondo piano dell'ambascata, il luogo del delitto. Mac Taylor prese ad esaminare l'elegante ambiente. Si soffermò su una macchia presente sul tappeto.
"Qui è dove s'è infranto il flute che aveva in mano Milka?" Chiese ad Hackett.
"Sì, abbiamo recuperato i frammenti di vetro ed analizzato lo champagne, non c'è traccia di veleno, comunque Milka ha segni di strangolamento alla base del collo."
"Vorrei esaminare il cadavere."

"Bè, almeno qui sotto fa freschetto." Esordì il Tazz.
Toblerao gli lanciò un'occhiataccia.
"Porziao, cosa facevate col barone Milka in una stanza dell'ambasciata americana?"
"Il nazismo, per quanto tenti di dare un'immagine di compattezza della Germania, non ha pervaso le menti di un'intera nazione. C'è chi nazista non l'è mai stato e c'è chi è entrato nel partito e poi se ne è pentito. Milka era uno di questi."
"A me i nazisti stanno sullo stomaco da sempre."
"Anche a me, ma sai che riscuotono simpatie. C'è chi è nazionalista anche da voi o qui in Inghilterra, sai. C'è chi in Germania ha mangiato la foglia, s'è accorto che non è un semplice partito nazionalista. E' mio dovere aiutare l'opposizione interna al regime."
"Probabilmente a Berlino sapevano che Milka faceva il doppio gioco: se lo sapeva lei. Credo che abbiano dei servizi segreti anche loro."
De Toblerao rispose: "I suoi contrasti con Goebbels sono noti. Almeno a Goebbels..."
"Dunque solo un fesso avrebbe ucciso il barone per fare un dispetto ad un regime che ormai non appoggiava più."
"Credo che vogliano incastrarmi presso l'opinione pubblica. Nessuno nell'ambiente diplomatico pensa che io possa averlo ucciso. Stavamo mettendo a punto delle strategie quando il barone s'è improvvisamente irrigidito ed è crollato al suolo. Non so come possa essersi procurato quei lividi. Mi aveva detto di aver subito torture prima di venire qui, ma non eravamo entrati nei dettagli ed io non ho notato i lividi sul collo. Non li ha notati nessuno. Per questo quel maledetto Barbagli ha buon gioco a parlare di strangolamento. Ma io non l'ho ucciso."
"Non si preoccupi, ho portato un uomo della scientifica di New York. E' molto in gamba. E' andato con Hackett al St. Mary's Hospital ad esaminare il cadavere. Se non è morto per strangolamento lo scoprirà di sicuro."

"Non è morto per strangolamento." Disse Mac Taylor prima di ingollare una pinta di birra gelata.
L'atmosfera fumosa di Londra veniva ricreata nel pub dal fumo degli avventori. Anche in estate inoltrata. La gente intorno a loro produceva un baccano impressionante. Il Tazz non era abituato a mangiare in una bolgia del genere. Erano anni oramai che mangiava da Paol. Lì, da Paol, non volava una mosca quando il suo amico raccontava le sue storie, tutti ascoltavano assorti. Solo quando Paol finiva di raccontare storie divertenti, prorompevano le risate degli avventori. Quegli stessi avventori però non ridevano mai delle battute del Tazz. Questo il Tazz non l'aveva mai capito. Probabilmente speravano, ridendo, che Paol gli accordasse un bello sconto sul pasto, illusi. Illusi e venduti. Illusi, venduti e poco amanti del celebre umorismo da detective del Tazz. Pubblico bove, non capisce niente.
"Ehi, mi ascolti?" Mac Taylor interruppe le recriminazioni del Tazz "Hai sentito cosa ho detto? Milka non è morto soffocato. Ha subito un arresto cardiaco. Ho trovato sul bicchiere tracce di un veleno che guarda caso può provocare arresto cardiaco."
"Bene, siamo a cavallo. Ma se non ricordo male, nel referto dell'autopsia che abbiamo esaminato in aereo, non si menzionavano tracce di veleno nello stomaco di Milka."
"Ricordi bene. Milka quel veleno non l'ha ingerito. Era sul gambo del bicchiere. E' stato assorbito attraverso la cute. Il veleno poi non lascia tracce nel sangue, ma ne è rimasto sul bicchiere per fortuna. Adesso sappiamo cosa ha ucciso Milka."
"In realtà sappiamo che non era Milka la vittima designata. Presto, torniamo all'ambasciata."

"Presto Hackett! De Toblerao è in pericolo: era lui che avrebbe dovuto morire. Dobbiamo individuare chi è al soldo dei nazisti. La prima cosa da fare è controllare a vista de Toblerao, fino a che non saremo sicuri di aver trovato la talpa."
"In base a cosa dite ciò?"
"Ascolti, il barone Milka ha assunto il veleno che l'ha ucciso attraverso la pelle delle dita. Ma gli alti ufficiali tedeschi portano sempre i guanti, come documentato da innumerevoli film. Quindi chi avrebbe dovuto assumere il veleno era invero de Toblerao. Dobbiamo scoprire chi ha messo il veleno sul gambo dei bicchieri."

Il Tazz ed Hackett erano intanti a studiare le schede del personale dell'ambasciata, quando Mac Taylor bussò alla porta.
"Guardate che bel marinaretto ho pescato con l'aiuto della polizia militare mentre cercava di fuggire?" Disse.
"Un marinaio? Allora avrei dovuto usare un personaggio di NCIS, non di CSI New York" Disse il Tazz.
"Me, ormai ho fatto tutta sta strada mica me ne trono indietro. E poi NCIS non ti piace. Ad ogni modo, ho cominciato a far domande su chi avesse potuto servire lo champagne nella stanza del delitto o chi si era occupato delle pulizie, ed il fessacchiotto s'è fatto prendere dal panico."

"Una Coca Cola ghiacchiata, grazie, dolcezza." Disse il Tazz alla hostess. Purtroppo per lui in quel momento sopraggiungeva alle sue spalle Amanda che tirò la leva del sedile facendogli spetasciare il naso sulla fila di fronte.
"Ma non eri appena andata in bagno, te?" Protestò il Tazz, mentre tentava di tamponare l'emorragia.
"Avevo dimenticato la borsetta coi teschi." Rispose soddisfatta, mentre si appropriava della coca ghiacciata del Tazz.
Una volta uscito dal bagno, il Tazz reputò opportuno stare per un po' alla larga da Amanda e dunque si sedette vicino a Paol.
"Be' già che sei qui, spiegami un po' un paio di cose." Disse quest'ultimo.
"Come mai nessuno si era accorto dei segni sul collo di Milka?"
"Il colletto delle divise naziste è bello alto, ma non hai mai visto film coi nazisti?"
"Li devono ancora girare, Tazz. Ma il marinaio ha tentato di avvelenare de Toblerao per soldi? O aveva motivi di risentimento contro di lui?"
"Proviene dal profondo sud. Ha parenti nel KKK. E' stato contattato dal servizio segreto dei nazisti attraverso quegli sporchi nazisti. Detto questo, probabilmente ce l'aveva con Porziao per aver pubblicato il tuo libro."
"Aaaamaaaandaaaa! Qual'è la leva da tirare?"
"No no! Ma che hai capito? Volevo dire che i nazisti i libri li bruciano...." SPETASH!

venerdì 20 giugno 2008

Uno sguardo dal ponte

Guardare la città da qui serve a farmi sentire meglio, vengo sempre qui quando le cose non vanno, mi appoggio alla balaustra e guardo i palazzi che ho di fronte; osservo i giochi di ombre e di luce sulle facciate e per un po’ mi scordo che le cose vanno male. Andava tutto alla grande stamattina, tutto troppo alla grande, i sorrisi delle persone che mi ascoltavano, la felicità dei miei amici e la possibilità concreta di vedere la mia passione tramutarsi in libro, il posto ideale per le mie storie. Dovevo aspettarmelo che non poteva durare, ho ascoltato troppe vite per non sapere che quando il profumo della felicità è troppo forte non ti accorgi su cosa metti i piedi. Nemmeno la balaustra stava funzionando, ero lì ma continuavo a pensare a come fosse bastato un piccolo, lurido insetto a cambiare tutto, a sparigliare il destino. Avevo sentito l’urlo di Amanda ed il rumore dei piatti che si rompevano contro il pavimento ed ancora prima di girarmi a guardare avevo capito che non era uno dei piccoli incidenti che capitano quando devi portare cinque o sei piatti contemporaneamente; no, doveva essere qualcosa di diverso ed infatti, sotto i cocci giaceva spiaccicato uno scarafaggio. No, non era possibile, ero troppo maniaco dell’igiene perché nel mio dinner ci fosse uno schifo del genere, ma magari mi sbagliavo, sapevo bene che anche nelle facciate più pulite si poteva nascondere il lerciume, ma quello valeva per gli uomini, non per i dinner. Mi sentii chiamare, solo una persona poteva indovinare dove fossi ed infatti, come se non fosse bastata la sua voce, quando mi voltai riconobbi l’impermeabile beige ed il cappellaccio, il mio amico Tazz Oz, solo sui avrebbe potuto trovarmi lì, aveva fiuto quel dannato detective. Avrebbe fatto una delle sue solite battute ma probabilmente la mia faccia gli raccontava che non sarebbe servita; non che le sue battute servano mai a qualcosa ma in quel momento meno che mai. Disse un paio di frasi e mi riportò con sé, avevo guardato troppo ed inutilmente la città, per quel giorno poteva bastare.

venerdì 13 giugno 2008

Troppo vento oggi

Troppo vento oggi, un vento da alzarsi il bavero e calarsi il cappello sulle ventitre, un vento che scompiglia capelli e pensieri. Con un vento così se ne rifugiano tanti nel mio dinner, per un pasto caldo od un whiskey freddo, oppure perché hanno solo voglia di parlare e sanno che da me troveranno orecchie pronte ad ascoltare. Il mio dinner è aperto tutta la notte, soffro d’insonnia e le storie che mi vengono raccontate mi aiutano a passare il tempo, ne sento tante: mariti traditi che lo sanno ma amano troppo per poter fare qualcosa ed allora vengono qui da me e si guardano riflessi nel bicchiere; persone a cui non va di mangiare da sole a casa che vengono qui per non sentire l’urlo della solitudine e si fanno scaldare il cuore dalle mie minestre e dai sorrisi di Amanda Rock, la mia cameriera, quella che indossa i teschi ed ha paura degli insetti. Se venite da me è quella col grembiule, di solito, se non è in giro per i tavoli, la trovate al banco che parla con un uomo alto, il suo fidanzato, Tazz Oz. Lo riconoscerete facilmente, indossa sempre un impermeabile beige ed un cappello con le falde; la prima cosa che penserete a vederlo sarà: “Questo è un investigatore privato!”, beh, ci prendereste in pieno; se siete di Chicago e sospettate che vostra moglie vi tradisca, che il vostro socio vi rubi i soldi dalla cassa o che vostro figlio si droghi, chiamatelo, per 50 dollari al giorno vi levate il dubbio. Lo conosco da una vita, forse da più di una vita, certe croci te le affida il karma. Oggi festeggia, ha risolto un caso grosso per un industriale brasiliano, festeggia alla sua maniera: viene qui e mentre si fa imbambolare dagli occhi bambini di Amanda, si mangia la sua solita bistecca con le patatine fritte e mi racconta il caso ed io faccio come al solito, gli cucino la bistecca, gli friggo le patatine e mi appoggio al banco per sentire quello che ha da dire. Se anche voi avete fame, sete, oppure avete solo una storia da raccontare, io sono qui, il mio dinner è quello con l’insegna al neon sfrigolante, “Paol”; è aperto tutta la notte, soffro d’insonnia e le storie mi aiutano a passare il tempo.

giovedì 12 giugno 2008

Ogni scarrafone.

Amanda, ancora assonnata, girava tra i tavoli badando a far meno danni possibile. I piatti della mattina erano meno pesanti di quelli del pranzo o della cena, ma era lei che non era fatta per lavorare la mattina presto. E poi c'erano le tazze. Tazzone colme di caffè bollente che i clienti gradivano bere e non ricevere addosso. Ma non se lo potevano fare a casa il caffe? Si chiedeva Amanda. Paol, al solito era al centro dell'attenzione, oh no: raccontava ancora quella storia di quando aveva cominciato col chioschetto di hot dog davanti al tribunale. Si era scordato di frenare la ruota e quando si era girato per mettere la senape s'era ritrovato a mescolare con la pinza nel vuoto. Ci volle il fiuto del Tazz per ritrovare il carretto. I clienti amavano quella storia, anche perchè Paol sapeva aggiungere nuovi esilaranti particolari dell'inseguimento ogni volta che la raccontava. La coniglia Giuggi mangiucchiava tranquilla nella sua gabbia rosicchiando le verdurine che i bambini le offrivano.
Quella mattina era venuta a far colazione anche Miss Platessa, la segretaria di de Toblerao. Ella era infatuata di lui e si confidava con Amanda. Erano diventate molto amiche e spesso veniva da Paol per scambaire due chiacchere con lei. Erano accomunate dal fatto di avere una cotta per due uomini di cui avevano buttato via lo stampo, e che erano molto richiesti sulla piazza. Talvolta Miss Platessa e ed Amanda perdevano un po' troppo tempo in chiacchere e ricevevano dei richiami da parte dei rispettivi datori di lavoro. Nulla di grave, sono donne in un noir degli anni '30 quindi devono ciarlare. Quando anche quel giorno le due donne si misero a sparlare delle smorfiosette che facevano il filo ai due eroi, Paol non si arrabbiò. Era troppo su di giri quel giorno. Qualche giorno prima Miss Platessa era venuta al dinner con dei dipendenti di de Toblerao ed uno di questi lavorava nella prestigiosa casa editrice ToLibrone. Aveva sentito l'eloquio forbito di Paol ed era rimasto colpito da alcune sue storie. Avevano parlato ed erano rimasti d'accordo che avrebbe consegnato a Miss Platessa qualche manoscritto. Quella mattina Miss Platessa gli aveva comunicato che aveva un appuntamento con il direttore editoriale della casa editrice.
I clienti iniziavano a scemare, ma c'era da portare delle uova e pancetta al tavolo vicino alle due donne, così Paol richiamò all'ordine Amanda. "Le vuova al tavolo 6!" Intimò.
Amanda prese le uova e si diresse al tavolo. Mentre passava affianco a Miss Platessa, notò qualcosa sul pavimento. Qualcosa che si muoveva. Qualcosa che camminava! UNO SCARRAFONE! Il piatto cadde spetasciando le uova ovunque, mentre al suo urlo si univa Miss Platessa, nota maniaca dell'igiene. Miss Platessa si portava dappertutto una sostanza disinfettante messa a punto dai laboratori di de Toblerao, per poter disinfestare qualsiasi cosa potesse venire in contatto con lei.
Il baccano delle stoviglie e degli strilli delle donne, attirò l'attenzione dei clienti rimasti nel dinner. Paol si precipitò sul luogo armato di tamazza e secchio, ma venne bloccato da un uomo vestito in modo elegante. L'uomo gli sventolò sotto il naso il distintivo dell'istituto d'igiene e gli disse: "Allontani quella ramazza, non può inquinare la scena del crimine." L'uomo si chinò sulla carcassa del piatto e scattò qualche fotografia. Con una pinza sollevò un coccio e fotografò il cadavere dello scarrafone. Poi estrasse dalla sua borsa delle buste e raccolse campioni di cocci, tamponi di tuorlo, e mise lo scarrafone in un sacco per cadaveri di insetti.
Quando si alzò, disse a Paol: "Questo locale rimarrà chiuso finchè non avrò concluso le indagini. Tutti fuori."
Paol assistette alla scena dei poliziotti che sigillavano la porta del dinner mentre struggendosi, passava dall'incredulità alla malinconia ed alla disperazione.

Quella sera il Tazz passò a casa di Amanda per restituirle la macchina fotografica. Quando lei aprì la porta, lui, appendendo il cappello ed il trench, rivelò: "Le foto fatte a quei due maialoni mi renderanno parecchi soldi: sia vendendole al marito, Mr Horn, sia vendendole a qualche sfigato. Mi converrà farne delle copie. Ho avuto modo di imparare due trucchetti che potrei illustrarti, piccola."
"Ho mal di testa." Lo interruppe Amanda. "Non puoi immaginare cos'è successo oggi."
"No, ma immagino che stasera dovrò sorbirmi qualche carrettata di chiacchiere. Speriamo mi risparmi la parte sul nuovo cappellino coi teschi che ha visto ai grandi magazzini, che le sta così bene e che deve assolutamente avere." Pensò lui, e finse un'espressione incuriosita.
"C'era uno scarrafone" disse rabbrividendo, mentre riviveva il vivido ricordo di quell'insetto nelle sue vicinanze "nel locale. L'ha chiuso l'ufficio d'igiene. Paol è scomparso, ho parlato con Miss Platessa, non s'è presentato al colloquio alla casa editrice."
Il Tazz rimase impietrito. La situazione era davvero grave se Paol aveva rinunciato a perseguire il suo sogno. Prese il cappello ed il trench dall'appendino, diede un bacio ad Amanda e le disse: "Vado a cercare Paol. Tu comunque prendi delle pillole per il mal di testa, potrei ripassare più tardi."
Mentre entrava in macchina cinque dita ed un anello coi teschi gli pulsavano dolorosamente sulla guancia.

Il Tazz lo vide sul ponte della North Columbus Drive, in penobra, affacciato alla balaustra. Fermò la macchina e scese.
"Ehi, non può parcheggiare lì." Disse una voce profonda alle sue spalle.
Si voltò e vide un agente che si dirigeva verso di lui seguito da qualcuno di cui vedeva solo il cappello.
Mentre si malediceva per non aver notato il poliziotto, il Tazz iniziò a farfugliare qualcosa a sua discolpa, quando finalmente riconobbe l'uomo sotto il cappello a falde identico al suo che era sbucato da dietro l'anziano agente.
"Ness, per fortuna sei tu: senti Elliot, devi scusarmi, mi son fermato un minuto per raccattare quel mio amico lì è questione di pochi secondi." Disse il Tazz.
L'uomo gli sorrise e, rivoltosi all'agente, disse: "Agente Malone, è tutto a posto, il Tazz è un ex collega, va via subito."
"Tenevo il suo amico sotto controllo, non mi sembra stia bene, ne abbia cura." Disse l'esperto agente, voltandosi e tornando a discutere con Ness.
Il Tazz, si avvicinò a Paol e gli disse: "Ma non puoi fermarti in posti dove si può parchegggiare la prossima volta che devi guardare il vuoto? Vieni con me, sù."
Entrarono in macchina, e mentre il Tazz stava per mettere in moto, Ness si chinò e gli disse attraverso il finestrino: "Tazz, potrei aver bisogno di te uno di questi giorni, c'è carenza di gente fidata di questi tempi."
Il Tazz lo rassicurò circa la sua disponibilità e imboccò il Wacker Drive.

"Amanda mi ha detto a grandi linee cosa è successo. Mi dispiace. Hai mangiato?"
"No."
"Allora andiamo in un posto che conosco io, è un posticino tranquillo, sai uno di quei posti dove il cuoco pensa a cucinare e non importuna i clienti."
"Complimenti per il tatto." Rispose Paol colpendo il braccio del Tazz e facendo sbandare la macchina.

La luce nel ristorante italiano era soffusa. Le cornici delle foto pittoresche dell'Italia appese alle pareti riflettevano le calde luci soffuse che pendevano dal soffitto. Un odore di soffritto permeava l'ambiente e buffe musichette napoletane allietavano l'atmosfera, ma Paol era troppo afflitto per potersene accorgere.
Entrambi erano affamati e dunque fecero onore al cuoco. Mentre apettavano l'ammazzacaffè, il Tazz chiese: "Dimmi com'è andata."
"Stamattina ero l'uomo più felice del mondo: il sole splendeva apposta per me, ero particolarmente ispirato, stavo scrivendo un nuovo romanzo" esordì tenendo lo sguardo sulle molliche di pane sparse sulla tovaglia a quadri bianchi e rossi "i clienti pendevano dalle mie labbra ed il locale era pieno. Raccontavo di quella volta in cui, appena comprato il carretto per gli hot dog, mi piazzai davanti al carcere e dimenticai di mettere il blocco alle ruote..."
Il Tazz lo interruppe bruscamente "Conosco la storia, dimmi cos'è successo."
"C'era uno scarrafone sul pavimento. Il colmo della sfortuna è che nel locale ci fosse un ispettore dell'ufficio d'igiene. Adesso il locale è sigillato. Pensa che nel pomeriggio avrei dovuto vedere un tizio della ToLibrone. Non mi sono presentato."
"Questo dettaglio mi ha fatto capire quanto grave fosse la situazione. Senti, conosco qualcuno all'ufficio d'igiene per via di una vicenda che non sto qui a raccontarti" disse il Tazz arrossendo "domani vado a farci due chiacchere. Tu per intanto vedi di andare a parlare col tizio della casa editrice e non mi far girare per la città in cerca di te."
"Ok," disse Paol alzando finalmente lo sguardo "Ma come hai fatto ad avere un livido a forma di teschio sulla guancia?"

L'indomani il Tazz usò la sopraelevata per raggiungere gli uffici dell'amministrazione cittadina. Percorse gli ampi corridoi del palazzone ed arrivò nell'ufficio dell'ispettore capo. La segretaria lo fece accomodare dopo avergli fatto gli occhi dolci.
"Tazz, cosa posso fare per te?" Disse l'ispettore.
"Gad, cosa mi sai dire del locale di Paol?"
"Ci sto lavorando sopra: abbiamo avuto una soffiata che c'era dello sporco e siamo andati a fare un sopralluogo. La cosa s'è rivelata fondata: abbiamo rinvenuto uno scarrafone. La cosa sembrava chiusa lì, però ieri pomeriggio c'è stata una svolta nelle indagini."
"Sono tutto orecchi" Incalzò il Tazz.
"Vieni con me in laboratorio" fece Tommy.
Scesero al piano interrato dove era sistemato il laboratorio. Tommy presentò il dottor Grissom al Tazz.
"Dottor Grissom, spieghi al signor Oz cosa ha scoperto." Fece l'ispettore.
"Questo è lo scarrafone recuperato ieri nel locale di Paol." Disse, estraendo lo scarrafone da una bustina "ad un occhio distratto può sembrare un comunissimo scarrafone, però è in realtà uno Scarrafonis Mainensis, ovvero una varietà di scarrafone non autoctona, che qui non si trova. Qualcuno l'ha portato qui dal Maine."
"Grazie dottor Grissom. Tazz, andiamo a farci una passeggiata che scambiamo due chiacchere." Disse l'ispettore.
Si congedarono da Grissom ed uscirono all'aperto.
"Perchè ti interessa questo caso, Tazz?" Chiese l'ispettore.
"Paol è un caro amico, non posso credere che il suo locale sia zozzo. Lui sì, però il locale no: non fosse altro che ci lavora Amanda, ricordi?"
"No, ho rinunciato a star dietro alle tue fiamme da parecchio tempo, lo sai."
"Zitto, che quella ci legge, poi mi mena." Disse il Tazz piantandogli il gomito nella milza.
"Ad ogni modo, Amanda ha paura degli insetti, non sarebbe rimasta a lavorare in quel posto se fosse stato zozzo." Riprese il Tazz.
"Appare evidente a questo punto che qualcuno voglia incastrare il tuo amico" disse l'ispettore mentre entravano in un parco.
"Scusami un attimo," fece il Tazz " torno subito." E si diresse verso un tizio che suonava i bonghi. "PIANTALA CON 'STI BONGHI, NON SIAMO MICA IN AFRICA" gli urlò prima di arrivargli una stampata.
Tornato dall'ispettore riprese la conversazione "Non ho idea di chi possa voler incastrare Paol."

Paol era riuscito ad avere un nuovo appuntamento alla casa edtrice grazie all'intercessione di de Toblerao. Sedeva nell'anticamera del direttore editoriale e masticava nervosamente del chewin gum alla menta.
La segretaria l'aveva annunciato da un quarto d'ora, quando squillò l'interfono. Paol cercò di origliare la conversazione ma non riuscì a decifrare la voce gracchiante che usciva dall'apparecchio. La segretaria gli disse che il direttore poteva riceverlo e lui si avventurò spaurito nell'opulenta stanza del direttore.
"Signor Paol, finalmente. E' un piacere conoscerla."
"Il piacere è mio, dottor Rodrigues."
"Abbiamo poco tempo a disposizione, l'ho inserita tra due impegni che avevo già preso, quindi vado al dunque."Disse. Si girò verso la vetrata che dava sul lago e proseguì:  "Sa, il nostro autore di punta, Ben Stevenson, sta perdendo colpi. E' divenuto una prima donna capricciosa, ma sopratutto ha perso il polso del pubblico. Ho dunque deciso di dare una brusca virata alla strategia editoriale. E qui entra in scena lei. Cercavamo qualcosa di nuovo di fresco da dare in pasto ai lettori e ci giunge voce che nella nostra stessa città c'è questo giovanotto che incanta le persone coi propri racconti. I suoi manoscritti mi hanno confermato che lei è quello che fa per noi. Ho in mente grandi progetti per lei. Se tutto va come credo che vada, lei è destinato a diventare uno dei nostri autori più rappresentativi."
Quando il direttore si voltò Paol aveva una faccia da ebete e farfugliava in una lingua che non conosceva neanche lui.
"I-i-io Ben Stevenson Ben io?"
Il direttore lasciò che Paol si riprendesse dallo shock e proseguì: "Siamo molto interessati alla sua storia sui chioschi ambulanti per l'alimentazione, cambiandone il nome, non pubblicheremmo mai del turpiloquio. Il libro potrebbe essere arricchito da questa storiella che ho sentito, non so se la conosce: c'è un tizio che vende hamburger, si piazza davanti al tribunale e si ferma per servire un panino..."
"Erano hot dog" l'interruppe Paol "conosco la storia" e prese a raccontare al direttore.

Amanda e Tazz bussarono alla porta di Paol. Avevano deciso di mangiare insieme con lui per stargli vicino. Paol aprì la porta. Era sorpreso di vederli. "Che ci fate qui?" Disse.
"Avevamo deciso di pranzare insieme, ricordi?" Disse Amanda.
"E' vero! Scusatemi, ma alla casa editrice è andata benissimo. Son tornato a casa ed ho preso a scrivere."
"Raccontaci come è andata." Disse Amanda mentre al Tazz sfuggì per un istante l'espressione di chi piuttosto preferirebbe essere sparato nei testicoli.
"Non ci crederete: vorrebbero che prendessi il posto di Ben Stevenson. Ben Stevenson! Ma l'avreste mai detto?"
"Ben Stevenson hai detto?" Chiese il Tazz. "Ma non è per caso quel famoso scrittore del Maine? Be' pranziamo che dobbiamo fare delle indagini"

Nel primo pomeriggio il Tazz era nell'ufficio registri della casa editrice di de Toblerao. Chiese all'impiegato: "Stevenson lavora nel Maine? Come funziona?"
L'impiegato rispose: "Non viene spesso qui, lui scrive nella sua villa, ci manda i suoi romanzi, i nostri editor vi lavorano sopra, talvolta discutono con lui per telefono. Lui viene qui solo per le riunioni che precedono l'uscita ed il lancio del libro. Sa, si prensono le ultime decisioni."
"E' stato qui ultimamente?" Chiese il Tazz.
"No, l'ultimo libro è dell'anno scorso ed il prossimo non è atteso per i prossimi mesi. Girano voci che possa essere l'ultimo con noi." Rispose l'impiegato.
"Queste voci possono essere giunte anche a lui?" Incalzò il Tazz.
L'impiegato rispose: "E' probabile, Stevenson lavora per noi da anni. Ha parecchi amici."
Il Tazz aggiunse: "Le voci dicono anche come mai la dirigenza vuole troncare i rapporti con Stevenson?"
"Che le vendite dei suoi libri calino non è un mistero, il direttore crede che il pubblico stia evolvendo i gusti e cerca qualcosa di nuovo, di più moderno. Considera oramai Stevenson stucchevole."
"E si sa cosa prevedono i nuovi piani del direttore?"
"Si sa che il direttore è rimasto molto colpiti da dei manoscritti del famoso ristoratore Paol. E' una mossa rischiosa puntare forte su questo sconosciuto, la cosa non ci ha messo molto ad arrivare in ogni angolo del palazzo come può immaginare."
Il Tazz aveva un movente, ma non aveva qualcosa che collegasse il sospettato al luogo del delitto. Fece un ultimo tentativo: "Senta, Stevenson come manda le bozze qui? Si serve dei servizi postali?"
"No" rispose l'impiegato "teme che qualcuno possa trafugarle. Manda un uomo di sua fiducia dal Maine."
"Quando ha mandato le bozze l'ultima volta? Viene sempre la stessa persona?"
L'impiegato aprì un registro e controllò: "Ecco l'ultima bozza ci è arrivata due giorni fa."
Al Tazz prese a prudere il naso. Grattandosi si fece descrivere l'uomo e si fece dare i suoi dati ed il suo recapito cittadino. Uscito in strada si precipitò al primo telefono pubblico e compose il numero di casa di Amanda, anche perchè quello di cellulare non ce l'aveva. 
"Amanda, mi devi dire se ricordi se ieri mattina c'era da Paol una persona corrispondente a questa descrizione: capelli bianchi, ondulati; occhialetti da lettura; sopraciglia folte e bianche, qualche rughetta sul viso."
"C'era. Era un tizio piuttosto anonimo, ma lo ricordo perchè era spiccicato a Paul di Indovina Chi" rispose Amanda prima di sentire un veloce "grazie" ed il rumore di occupato.

Tre uomini si dirigevano decisi nella stazione di Chicago alla banchina del treno per Portland. Il Tazz, l'ispettore Gad Jet ed il dottor Grissom cercavano il corriere di Stevenson. Lo videro che stava issando una valigia sul treno.
"Fermo, in nome dell'igiene!" Intimò Gad Jet. "Mani ben in vista e lavate."
Il corriere tentò la fuga, ma il Tazz lo placcò, ma si spetasciò il naso sulla fibbia della cinta, fratturandosi il setto.
"Non avete prove contro di me." Gridò il corriere da sotto il corpo svenuto del Tazz.
"Lei ha tentato di incastrare Paol, liberando uno scarrafone nel suo locale, per conto di Stevenson." Disse l'ispettore Gad Jet.
Grissom si chinò sull'ammasso di corpi e sangue nasale e con una pinza raccolse dei peli dal gomito della giacca del corriere.
"Questi sono peli di coniglia. Questa coniglia è sporca di sugo di Blog Rollè. Queste prove la collocano sulla scena del delitto. La dichiaro in arresto per inquinamento di locale pubblico, tentata diffamazione, sosta vietata e cazzi vari."

Il Tazz ed Amanda furono contenti quando Paol andò a visitare il primo in convalescenza all'ospedale.
"Ciao Tazz, come va?"
"Eh, idzobba, bodrebbe addare beddio."
"Ti ho portato la prima copia del mio libro."
Il Tazz alzò gli occhi al cielo e ringraziò le divinità.
"Ti ho fatto la dedica con ringraziamento. Vedi? Qui sulla terza, quarta e quinta pagina."
"Bradicabedde bi hai sgriddo ud bosd."
"Nel libro parlo di quella volta in cui avevo appena comprato il chioschetto per gli hot dog, mi piazzai davanti al tribunale e..."
"IIIFFFEBBBIEEEDAAAAAAAAA!!!!!"

mercoledì 11 giugno 2008

Tazz Oz e il Toblerone perduto.

Il vento spazzava le vie di Chicago fuori dal dinner. Tazz Oz sedeva al banco e mangiava una bistecca. La fredda notte dell'Illinois stava avvolgendo la città, quando entrò Amanda, la pupa del Tazz.
"Tazz, ti stavo cercando. E' successa una cosa terribile." Disse.
Il Tazz posò le posate sul banco e la squadrò, soffermandosi sul medaglione col teschio che portava al collo, ed attese che lei continuasse.
"Mammina ha dichiarato il proibizionismo."
Il Tazz distolse la sua attenzione da lei e si dedicò a finire la bistecca, non prima di aver chiosato sarcasticamente: "Me l'aspettavo, temevo che la cattiva notizia fosse un nuovo convegno sull'interculturalità senza buffet".
Lei gli lanciò un'occhiataccia e tornò sui suoi passi. Il Tazz non se ne preoccupò, con le pupe ci si comporta a questa maniera, ne vanno pazze.
Paol, il gestore del dinner, prendendo il piatto vuoto, gli disse: "Tazz, devi stare attento a non tirare troppo la corda."
Il Tazz gli sorrise e gli rispose: "Paol, amico mio, le piace essere maltrattata. Arrivo a dirti che non è l'unica, anzi, scommetto dieci bigliettoni che entro la fine del secolo, in Italia faranno una canzone al riguardo."
Paol si mise a ridere e si grattò la pappagorgia irsuta. "Vecchio mio, dovresti fare scommesse verificabili, alla fine del secolo saremo morti da decenni."
Il Tazz scartò una sigaretta di cioccolato e gli disse: "Lo sai che scommetto per la gloria, non per i soldi."
"Lo so, lo so. Comunque dai, poverina, ha preso mezza giornata per cercarti."
Pagò la cena, salutò Paol ed uscì.
Mentre si dirigeva a casa, pensò a Paol. Si conocevano da una vita, erano cresciuti nello stesso paese di campagna, Ruthingtown prima di trasferirsi a Chicago. Il Tazz era diventato un investigatore privato, mentre Paol aveva iniziato a lavorare come cameriere e poi era riuscito a rilevare un dinner in città. Ma la sua passione era la scrittura. Gestire il dinner gli permetteva di dedicarsi alla sua passione e gli forniva molteplici spunti con le storie che ascoltava dai suoi clienti. E poi fare il cuoco gli piaceva. La sua specialità era un involtino di carne al forno che serviva caldissimo, col sugo che bolliva. Una bimba un giorno, osservando divertita le bolle del sughetto cominciò ad esclamare "BLOG!" e lui le dedicò la specialità, chiamandola Blog rollè. Tutti amavano il Blog rollè di Paol. Ma la cosa che rendeva speciale il dinner di Paol erano le sue storie. Quelle che raccontava, a volte ispirato da quelle degli avventori. Era diventato piuttosto celebre ed il Tazz era contento di averlo ritrovato nella metropoli.
Il Tazz entrò in casa ed accese la radio. Ascoltò del jazz attendendo che andasse in onda il bollettino con le notizie. Quanto aveva detto Amanda era vero, il governatore aveva imposto il proibizionismo sul cioccolato. La cosa era nell'aria, il consumo spasmodico da parte della popolazione aveva raggiunto livelli di guardia da quando, poche settimane prima, il magnate brasiliano Porzao de Toblerao, si era stabilito in città ed aveva fatto dono alla popolazione di ingenti quantità di cioccolato prodotto dai suoi stabilimenti. Il governatore Mammina, come lo chiamava il Tazz, era un farabutto e lo sapevano tutti in città. Era coinvolto in loschi traffici e legato alle famiglie mafiose, controllava tramite un sindacato corrotto le attività della città e non vedeva di buon occhio l'arrivo di Porziao. Il tycoon del cioccolato era il prototipo  del multimiliardario buono: benefattore generoso e membro irreprensibile dell'alta società, si impegnava per la pace nel mondo e per la giustizia sociale facendo pressione sui governanti del mondo. Inoltre era mecenate e si impegnava per la felicità della gente producendo cioccolata. Era ovvio che Mammina non potesse rimanere inerte.
Il telefono squillò. Il Tazz alzò la cornetta aspettandosi di sentire la voce di Amanda Rack che si scusava per averlo portato ad un noioso convegno per giunta non corredato da buffet, invece con sua sorpresa la voce al telefono era diversa.
"Il signor Oz?" Disse la voce.
"Sì, pupa, chamami pure Tazz."
"Signor Oz, sono Miss Platessa, la segretaria del dottor de Toblerao. Il dottore desidera vederla domattina. E' disponibile?"
"Sì, certo, sarò alla Toblerone Tower alle 9 in punto."

L'indomani il Tazz si recò al grattacielo dove aveva sede la filiale statunitense dell'impero economico di de Toblerao. Era un grattacielo magnifico, un giallo prisma a base triangolare che ricordava il più buon cioccolato mai prodotto. Quando il Tazz fu introdotto al cospetto di de Toblerao si trovò in soggezione. Toblerao era un uomo alto, slanciato, di bell'aspetto. Ricchissimo e molto colto era purtuttavia famoso per essere modesto.
De Toblerao, dopo le presentazioni, andò subito al dunque.
"S'è chiesto come mai mi sia stabilito a Chicago, invece di rimanere a Rio?" Chiese.
"Perchè non hanno ancora inventato il tanga?" Azzardò il Tazz.
"Perchè in questa città la gente è resa infelice dal governatore che bada ai suoi loschi affari." Disse de Toblerao ignorando la provocazione.
"Allora dovrà trasferirsi al più presto in Italia" Lo interruppe il Tazz.
"Mister Oz, non mi interrompa! Per l'Italia ci vuole Superman, io non ho ancora i superpoteri, magari nella prossima storia sì, ma adesso sto a Chicago perchè quello lì vuole scrivere un noir." Sbottò de Toblerao, facendo irritare l'autore per aver svelato i suoi piani.
"Ad ogni modo come avrà saputo, il governatore ha imposto il proibizionismo sul cioccolato"
"Già." Grugnì il Tazz e la rabbia unì i due eroi empaticamente.
"I miei avvocati sono certi di poter ottenere dalla Corte Suprema l'annullamento del provvedimento nel giro di una settimana: sette sono repubblicani e due sono democratici, ma hanno tutti i trigliceridi alle stelle, quindi sono dalla parte del cioccolato, però il governatore ha rubato l'ingrediete segreto per la preparazione del Toblerone."
"Come c'è riuscito?" Chiese il Tazz sobbalzando nella poltrona.
"Non lo scopro certo io che Mammina controlla il sindacato degli autotrasportatori. Il camion che trasportava l'ingrediente segreto è sparito. Lei lo deve trovare, altrimenti la produzione di Toblerone dovrà arrestarsi per mesi ed il Nordamerica ne rimarrà sfornito."
"Non può  farsene spedire dell'altro?" Chiese il Tazz, preoccupandosi.
"Vede, l'ingrediente segreto non può viaggiare per via aerea, le ferrovie dell'America centrale sono poco sicure, e facendolo arrivare per nave in questa stagione ci metterebbe troppo. Lei deve trovarlo. Si trova in un contenitore prismico, come un toblerone, solo più grande."
"Capisco, accetto il caso. Mi metto immediatamente al lavoro." Disse il Tazz alzandosi.
Mentre usciva, de Toblerao aggiunse: "Ah, e uscendo non faccia il cascamorto con Miss Platessa."
Il Tazz sorrise e capì che de Toblerao non stava scherzando. 
Nell'ascensore il Tazz pensò che avrebbe fatto bene a prendere ad Amanda la nuova macchina fotografica  che le piaceva tanto. Amanda Rack, la sua donna, lavorava da Paol. L'aveva conosciuta lì, grazie al suo vecchio amico. Paol aveva rilevato da poco il locale ed era una delle prime volte che il Tazz cenava lì dopo esserci passato per caso una prima volta. Amanda fece cadere un  pupazzo raffigurante un maiale dalle mani di Paol che stava intrattenendo dei bambini con una delle sue storie ed il Tazz notò come una ragazza così goffa avrebbe ben presto costretto il Paol a prendere dei nuovi piatti. Galeotto fu il maiale. Da allora avevano preso a frequentarsi. Il Tazz aveva scoperto che era appassionata di fotografia e che soffriva la macchina. Aveva scoperto anche che la macchina soffriva lei, difatti con un'abile manovra di parcheggio danneggiò la sua macchina, una volante della polizia, nonchè un idrante incautamente posizionato dove lei voleva parcheggiare ed un cartello stradale. Ah, ma fu il cartello stradale a buttarsi sotto.

Il gelido vento del lago lo investì appena fuori dal grattacielo, destandolo dai suoi pensieri. Il Tazz pensò che sarebbe stato meglio affrettarsi verso il fotografo, altrimenti avrebbe cominciato a nevicare e non sarebbe stato bello trovarsi per strada.
Vicino al locale di Paol c'era un fotografo, il Tazz parcheggiò nelle vicinanze ed entrò nella bottega. L'odore penetrante degli acidi lo stordì quasi. Al banco non c'era nessuno, ma il Tazz sentì delle voci provenire dal retrobottega: "Vi prego, adesso andate via, ci sono clienti. Ho fatto come avevate chiesto lasciatemi in pace per carità."
Il Tazz udì il rumore dei passi che venivano verso di lui e fece finta di guardare la vetrina dall'interno in modo di dare le spalle agli individui che uscivano. Sempre facendo finta di osservare le vetrine, vide i due. Li riconobbe: erano due tirapiedi del governatore. Il Tazz si rivolse allora al fotografo e gli chise cosa fosse successo, ma non riuscì ad ottenere alcuna informazione utile. Prese la macchina fotografica e si recò al Lincoln Park per incontrare Brian, uno dei suoi informatori.
Lo trovò intento a leggere il giornale su una panchina. Gli si avvicinò e senza farsi notare gli si sedette accanto. "Sarà mica lì che trovi le notizie che mi vendi, vero?" Esordì.
Brian imperturbabile rispose: "Macchè leggevo la cronaca della partita: abbiamo nuovamente perso contro i Packers."
"Cosa sai dirmi riguardo a un furto ai danni di de Toblerao?" Chiese.
"Mammina non ama che si ostacolino i suoi disegni, lo sai bene."
"Qui c'ero arrivato da solo, sono un detective, ricordi?"
"Pare che qualcosa di proprietà di de Toblerao sia stata trafugata ier pomeriggio. E' qualcosa di prezioso, non l'hanno nascosta nei magazzini di Salieri. Non so dirti dove, ma a quanto si capisce è sotto gli occhi di tutti."
"Sai dirmi almeno chi l'ha nascosta?" Incalzò il Tazz.
"Mah, no. Qualcuno che gode della fiducia di Mammina, che ricopre un incarico di alto rango nell'organizzazione. Posso dirti però che Devin lo svelto e Kyle l'ubriaco si occupano della sorveglianza."
"Mi sei stato utile, a buon rendere Brian." si congedò il Tazz.

Quando entrò da Paol, Amanda fu sorpresa: vedere il Tazz con un regalo inaspettato era cosa piuttosto rara. Fece finta di non esserlo.
"Pensavo non mangiassi qui, oggi. Hai fatto tardi" Disse.
"Ho avuto una mattinata piena." Replicò il Tazz, e porgendole il pacco, aggiunse: "Ciò nonostante... Cara ti amo."
Amanda scartò il regalo e quando vide la macchina fotografica dei suoi sogni, disse: "Mi sento confusa."
Il Tazz, che non era scemo la prevenne: "Vorrai mica stare un po' da sola?"
Paol intervenne prima che la situazione potesse degenrare e li interruppe: "Che bella sorpresa: ci scriverò una storia."
"Paol, mio buon amico, puoi dare una mezza giornata libera ad Amanda? Mi serve qualcuno che sappia usare quell'affare."
"Ok, ma poi basta per questo mese, sono già due volte questa settimana." Rispose Paol, grato per aver avuto uno spunto sul quale esercitare la sua arte.

"Io mi pensavo che fosse una scusa, quella della foto, che volessi suggellare questo splendido pensiero con una cenetta romantica. Invece eccoci in macchina a notte fonda appostati a prendere freddo."
"Abbassa la voce, non voglio che ci senta tutto il quartiere." Rispose il Tazz ingollando l'ultima sigaretta di cioccolata. Se la sua intuizione non si fosse rivelata esatta, avrebbe dovuto andare avanti a sigarette di cioccolata di contrabbando di pessima qualità. Il pensiero di mesi  e mesi senza Toblerone lo fece rabbrividire.
Amanda se ne accorse e lo strinse a sè. Raschiandolo con gli orecchini col teschio.
Mentre il Tazz imprecava i santi in silenzio, udì il rumore di un'auto. Era la stessa auto che aveva inghiottito la mattina Kyle e Devin davanti al fotografo.
Erano tornati. Il Tazz si sentì pizzicare il naso. Il naso gli pizzicava sempre quando il puzzle si ricomponeva. Ed il naso non gli pizzicava tanto da quando si era piantato nel petto sudato del coach della squadra di pallacanestro del college.
"Scatta." Disse ad Amanda, che prese a fotografare i due figuri che entravano nella bottega del fotografo.
Il Tazz scendendo dall'auto disse ad Amanda: "Vado a dare un'occhiata da vicina, tu sta' pronta a fuggire e cerca di non demolire l'auto uscendo dal parcheggio."
Amanda si mise al sedile del pilota meditando di lasciarlo a piedi.
Il Tazz attraversò la strada ed entrò nel vicolo adiacente il negozio del fotografo e si avvicinò alla porta sul retro. Con la mano ben salda sulla fondina, si mise ad origliare e sentì che nel magazzino venivano spostate delle casse. Temendo che stessero cambiando nascondiglio, raggiunse la macchina dei malviventi e staccò dei cavi a caso. Si guardò circospetto attorno e guadagnò la macchina dove Amanda lo aspettava. Le disse di prepararsi per scattare altre foto quando i malviventi sarebbero usciti. Devin e Kyle non si fecero attendere molto ed uscirono dal fotografo portando un grosso prisma a base triangolare. Il naso del Tazz prese a pizzicargli talmente forte che fu sul punto di starnutire. Caricarono il prisma in macchina ma non riuscirono a mettere in moto. Il Tazz ed Amanda videro i due riportare il prisma nel negozio e partirono.
Lasciata Amanda a casa, il Tazz si diresse alla residenza di de Toblerao. Il quale per nulla contento di esser stato svegliato nel cuore della notte, ascoltò quanto detto dal Tazz:
"Mi spiace averla svegliata, ma dobbiamo fare in fretta. Nella macchina ci sono le prove, so dove si trova l'ingrediente segreto, ma potrebbero spostarlo. Non c'è tempo per sviluppare le foto."
"D'accordo, chiamo i miei uomini." Disse de Toblerao.

Un'ora dopo il Tazz e gli uomini di de Toblerao si trovavano all'interno del negozio del fotografo.
Cercarono in fretta in ogni dove, il tempo stringeva. Dopo tutto erano entrati scassinando la porta sul retro, bisognava fare in fretta. Il Tazz disse agli uomini di concentrare le ricerche nella zona da dove gli pareva di aver udito i rumori quando erano entrati Kyle e Devin e difatti, dopo poco trovarono l'inconfondibile scatolo, nascosto dietro degli imballaggi di cornici.
Mammina era stato sconfitto, il Toblerone aveva trionfato nuovamente.