giovedì 12 giugno 2008

Ogni scarrafone.

Amanda, ancora assonnata, girava tra i tavoli badando a far meno danni possibile. I piatti della mattina erano meno pesanti di quelli del pranzo o della cena, ma era lei che non era fatta per lavorare la mattina presto. E poi c'erano le tazze. Tazzone colme di caffè bollente che i clienti gradivano bere e non ricevere addosso. Ma non se lo potevano fare a casa il caffe? Si chiedeva Amanda. Paol, al solito era al centro dell'attenzione, oh no: raccontava ancora quella storia di quando aveva cominciato col chioschetto di hot dog davanti al tribunale. Si era scordato di frenare la ruota e quando si era girato per mettere la senape s'era ritrovato a mescolare con la pinza nel vuoto. Ci volle il fiuto del Tazz per ritrovare il carretto. I clienti amavano quella storia, anche perchè Paol sapeva aggiungere nuovi esilaranti particolari dell'inseguimento ogni volta che la raccontava. La coniglia Giuggi mangiucchiava tranquilla nella sua gabbia rosicchiando le verdurine che i bambini le offrivano.
Quella mattina era venuta a far colazione anche Miss Platessa, la segretaria di de Toblerao. Ella era infatuata di lui e si confidava con Amanda. Erano diventate molto amiche e spesso veniva da Paol per scambaire due chiacchere con lei. Erano accomunate dal fatto di avere una cotta per due uomini di cui avevano buttato via lo stampo, e che erano molto richiesti sulla piazza. Talvolta Miss Platessa e ed Amanda perdevano un po' troppo tempo in chiacchere e ricevevano dei richiami da parte dei rispettivi datori di lavoro. Nulla di grave, sono donne in un noir degli anni '30 quindi devono ciarlare. Quando anche quel giorno le due donne si misero a sparlare delle smorfiosette che facevano il filo ai due eroi, Paol non si arrabbiò. Era troppo su di giri quel giorno. Qualche giorno prima Miss Platessa era venuta al dinner con dei dipendenti di de Toblerao ed uno di questi lavorava nella prestigiosa casa editrice ToLibrone. Aveva sentito l'eloquio forbito di Paol ed era rimasto colpito da alcune sue storie. Avevano parlato ed erano rimasti d'accordo che avrebbe consegnato a Miss Platessa qualche manoscritto. Quella mattina Miss Platessa gli aveva comunicato che aveva un appuntamento con il direttore editoriale della casa editrice.
I clienti iniziavano a scemare, ma c'era da portare delle uova e pancetta al tavolo vicino alle due donne, così Paol richiamò all'ordine Amanda. "Le vuova al tavolo 6!" Intimò.
Amanda prese le uova e si diresse al tavolo. Mentre passava affianco a Miss Platessa, notò qualcosa sul pavimento. Qualcosa che si muoveva. Qualcosa che camminava! UNO SCARRAFONE! Il piatto cadde spetasciando le uova ovunque, mentre al suo urlo si univa Miss Platessa, nota maniaca dell'igiene. Miss Platessa si portava dappertutto una sostanza disinfettante messa a punto dai laboratori di de Toblerao, per poter disinfestare qualsiasi cosa potesse venire in contatto con lei.
Il baccano delle stoviglie e degli strilli delle donne, attirò l'attenzione dei clienti rimasti nel dinner. Paol si precipitò sul luogo armato di tamazza e secchio, ma venne bloccato da un uomo vestito in modo elegante. L'uomo gli sventolò sotto il naso il distintivo dell'istituto d'igiene e gli disse: "Allontani quella ramazza, non può inquinare la scena del crimine." L'uomo si chinò sulla carcassa del piatto e scattò qualche fotografia. Con una pinza sollevò un coccio e fotografò il cadavere dello scarrafone. Poi estrasse dalla sua borsa delle buste e raccolse campioni di cocci, tamponi di tuorlo, e mise lo scarrafone in un sacco per cadaveri di insetti.
Quando si alzò, disse a Paol: "Questo locale rimarrà chiuso finchè non avrò concluso le indagini. Tutti fuori."
Paol assistette alla scena dei poliziotti che sigillavano la porta del dinner mentre struggendosi, passava dall'incredulità alla malinconia ed alla disperazione.

Quella sera il Tazz passò a casa di Amanda per restituirle la macchina fotografica. Quando lei aprì la porta, lui, appendendo il cappello ed il trench, rivelò: "Le foto fatte a quei due maialoni mi renderanno parecchi soldi: sia vendendole al marito, Mr Horn, sia vendendole a qualche sfigato. Mi converrà farne delle copie. Ho avuto modo di imparare due trucchetti che potrei illustrarti, piccola."
"Ho mal di testa." Lo interruppe Amanda. "Non puoi immaginare cos'è successo oggi."
"No, ma immagino che stasera dovrò sorbirmi qualche carrettata di chiacchiere. Speriamo mi risparmi la parte sul nuovo cappellino coi teschi che ha visto ai grandi magazzini, che le sta così bene e che deve assolutamente avere." Pensò lui, e finse un'espressione incuriosita.
"C'era uno scarrafone" disse rabbrividendo, mentre riviveva il vivido ricordo di quell'insetto nelle sue vicinanze "nel locale. L'ha chiuso l'ufficio d'igiene. Paol è scomparso, ho parlato con Miss Platessa, non s'è presentato al colloquio alla casa editrice."
Il Tazz rimase impietrito. La situazione era davvero grave se Paol aveva rinunciato a perseguire il suo sogno. Prese il cappello ed il trench dall'appendino, diede un bacio ad Amanda e le disse: "Vado a cercare Paol. Tu comunque prendi delle pillole per il mal di testa, potrei ripassare più tardi."
Mentre entrava in macchina cinque dita ed un anello coi teschi gli pulsavano dolorosamente sulla guancia.

Il Tazz lo vide sul ponte della North Columbus Drive, in penobra, affacciato alla balaustra. Fermò la macchina e scese.
"Ehi, non può parcheggiare lì." Disse una voce profonda alle sue spalle.
Si voltò e vide un agente che si dirigeva verso di lui seguito da qualcuno di cui vedeva solo il cappello.
Mentre si malediceva per non aver notato il poliziotto, il Tazz iniziò a farfugliare qualcosa a sua discolpa, quando finalmente riconobbe l'uomo sotto il cappello a falde identico al suo che era sbucato da dietro l'anziano agente.
"Ness, per fortuna sei tu: senti Elliot, devi scusarmi, mi son fermato un minuto per raccattare quel mio amico lì è questione di pochi secondi." Disse il Tazz.
L'uomo gli sorrise e, rivoltosi all'agente, disse: "Agente Malone, è tutto a posto, il Tazz è un ex collega, va via subito."
"Tenevo il suo amico sotto controllo, non mi sembra stia bene, ne abbia cura." Disse l'esperto agente, voltandosi e tornando a discutere con Ness.
Il Tazz, si avvicinò a Paol e gli disse: "Ma non puoi fermarti in posti dove si può parchegggiare la prossima volta che devi guardare il vuoto? Vieni con me, sù."
Entrarono in macchina, e mentre il Tazz stava per mettere in moto, Ness si chinò e gli disse attraverso il finestrino: "Tazz, potrei aver bisogno di te uno di questi giorni, c'è carenza di gente fidata di questi tempi."
Il Tazz lo rassicurò circa la sua disponibilità e imboccò il Wacker Drive.

"Amanda mi ha detto a grandi linee cosa è successo. Mi dispiace. Hai mangiato?"
"No."
"Allora andiamo in un posto che conosco io, è un posticino tranquillo, sai uno di quei posti dove il cuoco pensa a cucinare e non importuna i clienti."
"Complimenti per il tatto." Rispose Paol colpendo il braccio del Tazz e facendo sbandare la macchina.

La luce nel ristorante italiano era soffusa. Le cornici delle foto pittoresche dell'Italia appese alle pareti riflettevano le calde luci soffuse che pendevano dal soffitto. Un odore di soffritto permeava l'ambiente e buffe musichette napoletane allietavano l'atmosfera, ma Paol era troppo afflitto per potersene accorgere.
Entrambi erano affamati e dunque fecero onore al cuoco. Mentre apettavano l'ammazzacaffè, il Tazz chiese: "Dimmi com'è andata."
"Stamattina ero l'uomo più felice del mondo: il sole splendeva apposta per me, ero particolarmente ispirato, stavo scrivendo un nuovo romanzo" esordì tenendo lo sguardo sulle molliche di pane sparse sulla tovaglia a quadri bianchi e rossi "i clienti pendevano dalle mie labbra ed il locale era pieno. Raccontavo di quella volta in cui, appena comprato il carretto per gli hot dog, mi piazzai davanti al carcere e dimenticai di mettere il blocco alle ruote..."
Il Tazz lo interruppe bruscamente "Conosco la storia, dimmi cos'è successo."
"C'era uno scarrafone sul pavimento. Il colmo della sfortuna è che nel locale ci fosse un ispettore dell'ufficio d'igiene. Adesso il locale è sigillato. Pensa che nel pomeriggio avrei dovuto vedere un tizio della ToLibrone. Non mi sono presentato."
"Questo dettaglio mi ha fatto capire quanto grave fosse la situazione. Senti, conosco qualcuno all'ufficio d'igiene per via di una vicenda che non sto qui a raccontarti" disse il Tazz arrossendo "domani vado a farci due chiacchere. Tu per intanto vedi di andare a parlare col tizio della casa editrice e non mi far girare per la città in cerca di te."
"Ok," disse Paol alzando finalmente lo sguardo "Ma come hai fatto ad avere un livido a forma di teschio sulla guancia?"

L'indomani il Tazz usò la sopraelevata per raggiungere gli uffici dell'amministrazione cittadina. Percorse gli ampi corridoi del palazzone ed arrivò nell'ufficio dell'ispettore capo. La segretaria lo fece accomodare dopo avergli fatto gli occhi dolci.
"Tazz, cosa posso fare per te?" Disse l'ispettore.
"Gad, cosa mi sai dire del locale di Paol?"
"Ci sto lavorando sopra: abbiamo avuto una soffiata che c'era dello sporco e siamo andati a fare un sopralluogo. La cosa s'è rivelata fondata: abbiamo rinvenuto uno scarrafone. La cosa sembrava chiusa lì, però ieri pomeriggio c'è stata una svolta nelle indagini."
"Sono tutto orecchi" Incalzò il Tazz.
"Vieni con me in laboratorio" fece Tommy.
Scesero al piano interrato dove era sistemato il laboratorio. Tommy presentò il dottor Grissom al Tazz.
"Dottor Grissom, spieghi al signor Oz cosa ha scoperto." Fece l'ispettore.
"Questo è lo scarrafone recuperato ieri nel locale di Paol." Disse, estraendo lo scarrafone da una bustina "ad un occhio distratto può sembrare un comunissimo scarrafone, però è in realtà uno Scarrafonis Mainensis, ovvero una varietà di scarrafone non autoctona, che qui non si trova. Qualcuno l'ha portato qui dal Maine."
"Grazie dottor Grissom. Tazz, andiamo a farci una passeggiata che scambiamo due chiacchere." Disse l'ispettore.
Si congedarono da Grissom ed uscirono all'aperto.
"Perchè ti interessa questo caso, Tazz?" Chiese l'ispettore.
"Paol è un caro amico, non posso credere che il suo locale sia zozzo. Lui sì, però il locale no: non fosse altro che ci lavora Amanda, ricordi?"
"No, ho rinunciato a star dietro alle tue fiamme da parecchio tempo, lo sai."
"Zitto, che quella ci legge, poi mi mena." Disse il Tazz piantandogli il gomito nella milza.
"Ad ogni modo, Amanda ha paura degli insetti, non sarebbe rimasta a lavorare in quel posto se fosse stato zozzo." Riprese il Tazz.
"Appare evidente a questo punto che qualcuno voglia incastrare il tuo amico" disse l'ispettore mentre entravano in un parco.
"Scusami un attimo," fece il Tazz " torno subito." E si diresse verso un tizio che suonava i bonghi. "PIANTALA CON 'STI BONGHI, NON SIAMO MICA IN AFRICA" gli urlò prima di arrivargli una stampata.
Tornato dall'ispettore riprese la conversazione "Non ho idea di chi possa voler incastrare Paol."

Paol era riuscito ad avere un nuovo appuntamento alla casa edtrice grazie all'intercessione di de Toblerao. Sedeva nell'anticamera del direttore editoriale e masticava nervosamente del chewin gum alla menta.
La segretaria l'aveva annunciato da un quarto d'ora, quando squillò l'interfono. Paol cercò di origliare la conversazione ma non riuscì a decifrare la voce gracchiante che usciva dall'apparecchio. La segretaria gli disse che il direttore poteva riceverlo e lui si avventurò spaurito nell'opulenta stanza del direttore.
"Signor Paol, finalmente. E' un piacere conoscerla."
"Il piacere è mio, dottor Rodrigues."
"Abbiamo poco tempo a disposizione, l'ho inserita tra due impegni che avevo già preso, quindi vado al dunque."Disse. Si girò verso la vetrata che dava sul lago e proseguì:  "Sa, il nostro autore di punta, Ben Stevenson, sta perdendo colpi. E' divenuto una prima donna capricciosa, ma sopratutto ha perso il polso del pubblico. Ho dunque deciso di dare una brusca virata alla strategia editoriale. E qui entra in scena lei. Cercavamo qualcosa di nuovo di fresco da dare in pasto ai lettori e ci giunge voce che nella nostra stessa città c'è questo giovanotto che incanta le persone coi propri racconti. I suoi manoscritti mi hanno confermato che lei è quello che fa per noi. Ho in mente grandi progetti per lei. Se tutto va come credo che vada, lei è destinato a diventare uno dei nostri autori più rappresentativi."
Quando il direttore si voltò Paol aveva una faccia da ebete e farfugliava in una lingua che non conosceva neanche lui.
"I-i-io Ben Stevenson Ben io?"
Il direttore lasciò che Paol si riprendesse dallo shock e proseguì: "Siamo molto interessati alla sua storia sui chioschi ambulanti per l'alimentazione, cambiandone il nome, non pubblicheremmo mai del turpiloquio. Il libro potrebbe essere arricchito da questa storiella che ho sentito, non so se la conosce: c'è un tizio che vende hamburger, si piazza davanti al tribunale e si ferma per servire un panino..."
"Erano hot dog" l'interruppe Paol "conosco la storia" e prese a raccontare al direttore.

Amanda e Tazz bussarono alla porta di Paol. Avevano deciso di mangiare insieme con lui per stargli vicino. Paol aprì la porta. Era sorpreso di vederli. "Che ci fate qui?" Disse.
"Avevamo deciso di pranzare insieme, ricordi?" Disse Amanda.
"E' vero! Scusatemi, ma alla casa editrice è andata benissimo. Son tornato a casa ed ho preso a scrivere."
"Raccontaci come è andata." Disse Amanda mentre al Tazz sfuggì per un istante l'espressione di chi piuttosto preferirebbe essere sparato nei testicoli.
"Non ci crederete: vorrebbero che prendessi il posto di Ben Stevenson. Ben Stevenson! Ma l'avreste mai detto?"
"Ben Stevenson hai detto?" Chiese il Tazz. "Ma non è per caso quel famoso scrittore del Maine? Be' pranziamo che dobbiamo fare delle indagini"

Nel primo pomeriggio il Tazz era nell'ufficio registri della casa editrice di de Toblerao. Chiese all'impiegato: "Stevenson lavora nel Maine? Come funziona?"
L'impiegato rispose: "Non viene spesso qui, lui scrive nella sua villa, ci manda i suoi romanzi, i nostri editor vi lavorano sopra, talvolta discutono con lui per telefono. Lui viene qui solo per le riunioni che precedono l'uscita ed il lancio del libro. Sa, si prensono le ultime decisioni."
"E' stato qui ultimamente?" Chiese il Tazz.
"No, l'ultimo libro è dell'anno scorso ed il prossimo non è atteso per i prossimi mesi. Girano voci che possa essere l'ultimo con noi." Rispose l'impiegato.
"Queste voci possono essere giunte anche a lui?" Incalzò il Tazz.
L'impiegato rispose: "E' probabile, Stevenson lavora per noi da anni. Ha parecchi amici."
Il Tazz aggiunse: "Le voci dicono anche come mai la dirigenza vuole troncare i rapporti con Stevenson?"
"Che le vendite dei suoi libri calino non è un mistero, il direttore crede che il pubblico stia evolvendo i gusti e cerca qualcosa di nuovo, di più moderno. Considera oramai Stevenson stucchevole."
"E si sa cosa prevedono i nuovi piani del direttore?"
"Si sa che il direttore è rimasto molto colpiti da dei manoscritti del famoso ristoratore Paol. E' una mossa rischiosa puntare forte su questo sconosciuto, la cosa non ci ha messo molto ad arrivare in ogni angolo del palazzo come può immaginare."
Il Tazz aveva un movente, ma non aveva qualcosa che collegasse il sospettato al luogo del delitto. Fece un ultimo tentativo: "Senta, Stevenson come manda le bozze qui? Si serve dei servizi postali?"
"No" rispose l'impiegato "teme che qualcuno possa trafugarle. Manda un uomo di sua fiducia dal Maine."
"Quando ha mandato le bozze l'ultima volta? Viene sempre la stessa persona?"
L'impiegato aprì un registro e controllò: "Ecco l'ultima bozza ci è arrivata due giorni fa."
Al Tazz prese a prudere il naso. Grattandosi si fece descrivere l'uomo e si fece dare i suoi dati ed il suo recapito cittadino. Uscito in strada si precipitò al primo telefono pubblico e compose il numero di casa di Amanda, anche perchè quello di cellulare non ce l'aveva. 
"Amanda, mi devi dire se ricordi se ieri mattina c'era da Paol una persona corrispondente a questa descrizione: capelli bianchi, ondulati; occhialetti da lettura; sopraciglia folte e bianche, qualche rughetta sul viso."
"C'era. Era un tizio piuttosto anonimo, ma lo ricordo perchè era spiccicato a Paul di Indovina Chi" rispose Amanda prima di sentire un veloce "grazie" ed il rumore di occupato.

Tre uomini si dirigevano decisi nella stazione di Chicago alla banchina del treno per Portland. Il Tazz, l'ispettore Gad Jet ed il dottor Grissom cercavano il corriere di Stevenson. Lo videro che stava issando una valigia sul treno.
"Fermo, in nome dell'igiene!" Intimò Gad Jet. "Mani ben in vista e lavate."
Il corriere tentò la fuga, ma il Tazz lo placcò, ma si spetasciò il naso sulla fibbia della cinta, fratturandosi il setto.
"Non avete prove contro di me." Gridò il corriere da sotto il corpo svenuto del Tazz.
"Lei ha tentato di incastrare Paol, liberando uno scarrafone nel suo locale, per conto di Stevenson." Disse l'ispettore Gad Jet.
Grissom si chinò sull'ammasso di corpi e sangue nasale e con una pinza raccolse dei peli dal gomito della giacca del corriere.
"Questi sono peli di coniglia. Questa coniglia è sporca di sugo di Blog Rollè. Queste prove la collocano sulla scena del delitto. La dichiaro in arresto per inquinamento di locale pubblico, tentata diffamazione, sosta vietata e cazzi vari."

Il Tazz ed Amanda furono contenti quando Paol andò a visitare il primo in convalescenza all'ospedale.
"Ciao Tazz, come va?"
"Eh, idzobba, bodrebbe addare beddio."
"Ti ho portato la prima copia del mio libro."
Il Tazz alzò gli occhi al cielo e ringraziò le divinità.
"Ti ho fatto la dedica con ringraziamento. Vedi? Qui sulla terza, quarta e quinta pagina."
"Bradicabedde bi hai sgriddo ud bosd."
"Nel libro parlo di quella volta in cui avevo appena comprato il chioschetto per gli hot dog, mi piazzai davanti al tribunale e..."
"IIIFFFEBBBIEEEDAAAAAAAAA!!!!!"

2 commenti:

Dyo ha detto...

Il chioschetto si chiamava "Pane & Merda"?
:)

Porzione ha detto...

La buoncostume non l'avrebbe permesso. Comunque attendiamo con ansia che Paol ci racconti la storia del carretto.